«Purtroppo poche opere di questo periodo rimangono, perché tutti i quadri lasciati nel suo studio a Parigi (rue de la Grande Chaumière, Montparnasse) furono rubati e distrutti durante l’occupazione tedesca».
Sul versante italiano partecipa invece alla I Mostra Nazionale del Cartellone e della Grafica Pubblicitaria, a Roma, presso il Palazzo delle Esposizioni. Sempre nel 1936 espone alla Biennale di Venezia il dipinto La moglie dell’artista e il bronzo Condottiero, scultura quest’ultima acquistata dal Comune di Milano per le collezioni della Galleria d’arte moderna.
1940-1944
Allo scoppio della guerra torna definitivamente a Firenze e si stabilisce nel suo studio della “Torre” di Borgo San Jacopo presso il Ponte Vecchio. Lo studio rimane coinvolto nelle devastazioni belliche dell’agosto 1944, con la perdita delle 140 opere che si trovavano all’interno.
1945-1952
Da allora si concentra esclusivamente sulla pittura, dipingendo il ciclo dedicato ai Saltimbanchi. Il soggetto si lega ai suoi racconti di ragazzo, quando, nei lunghi periodo trascorsi in maremma, forse proprio presso la tenuta agricola di famiglia a Torre Nuova (Piombino), ha modo di «vedere, vivere, seguire famiglie di saltimbanchi». È proprio la serie dei Saltimbanchi al centro delle mostre che il pittore tiene nel 1947 alla Galleria Sandri di Venezia, nel 1948 alla Galleria Michelangelo di Firenze, nel 1950 e nel 1952 a Roma, rispettivamente allo Studio Torrigiani e alla Galleria d’Arte l’Obelisco.
1955
Per quanto dal dopoguerra, conduca un’esistenza più ritirata, mantiene un ruolo attivo nella vita artistica cittadina. È per esempio tra i promotori della Compagnia del Paiolo insieme a Pietro Annigoni, Giovanni Colacicchi, Primo Conti, Mario Romoli e Bruno Innocenti.
1956
Negli anni Cinquanta soggiorna spesso nella villetta di via Roma a Fiumetto, accanto a quella del fratello. La Versilia è percorsa in quegli anni da un rinnovato fervore culturale al quale Ruggero prende parte tra mostre, concorsi e manifestazioni di vario tipo. Con Nicola Arrighini, Elpidio Jenco, Krimer e Thayhat fonda proprio nel 1956 la “Bottega dei Vageri” presso il Centro Versiliese degli Artisti.
Collabora anche con il Comitato Valorizzazione di Marina di Pietrasanta proponendo alcuni progetti di sistemazione urbanistica e esegue, insieme a Thayaht e Raffaello Bertoli, il Progetto per il Palazzo del Sole, centro di manifestazioni culturali che avrebbe dovuto sorgere in Piazza Mazzini.
1959
Insieme a Mario Romoli espone alla Galleria Monfredini di Firenze gli esiti più recenti della sua produzione, presentati in catalogo da Andrè Verdet e Manfredo Borsi.
1968-1969
Tiene le sue ultime due personali a Palazzo Antinori e alla Galleria Michelangelo, quest’ultima con una puntuale introduzione dell’amico Raffaello Bertoli.
1976
Si spenge a Firenze il 24 marzo.