THAYAHT

Biografia

Giovane elegantissimo “cresciuto con le premure e con l’istruzione plurilingue delle governanti in una casa colma di comodità” Ernesto Michahelles nasce il 21 agosto del 1893 a Firenze, primo di quattro fratelli (Marco, Ruggero – che a sua volta si dedicherà all’attività artistica con lo pseudonimo Ram – e Cristina). Il padre Henry Charles Michahelles ha origini tedesche: dopo un soggiorno in Svizzera si trasferisce in Italia dove a Firenze conosce la futura moglie, l’inglese Mary Florence Ibbotson, nipote dello scultore americano Hiram Powers. Trasferitisi nella città toscana i Michahelles fanno parte dell’affascinante e stimolante comunità anglo-toscana che caratterizza l’ambiente culturale fiorentino di inizio secolo.
Il giovane Ernesto, dopo l’iniziale formazione classica, indirizza i propri studi all’ambito tecnico-scientifico, ma sin da giovanissimo rivolge l’attenzione anche ad interessi che spaziano dall’arte alla poesia, dalla cultura orientale al teatro rivelando una mentalità aperta alle suggestioni più diverse.
La sua prima apparizione nel mondo artistico data al 1918, quando, esentato dall’arruolamento militare grazie alla nazionalità svizzera, espone le sue prime opere nello studio sul Lungarno; dopo aver utilizzato gli pseudonimi Cheak e Tayat inizia a firmare i suoi lavori Thayaht.
Allo stesso anno risale il viaggio a Parigi per frequentare l’Académie Ranson e l’inizio della sua attività come designer. Oltre a progetti per decorazioni di vario genere (stoffe, ceramiche, vasi), a questo periodo risalgono i primi figurini di moda e l’invenzione della tuta (1919), una delle sue creazioni più note della quale ideerà diverse versioni (modello maschile e modello femminile, bituta) e fornirà precise indicazioni tecniche per la sua realizzazione.

Come sottolineato da Fortunato Bellonzi i soggiorni parigini e statunitensi avevano conferito all’artista “l’aria dell’uomo miracolato dal riscatto di ogni provincialismo e ormai in possesso di fama internazionale in tanti campi, dalla moda alle suppellettili, dalla pittura alla scultura, dalla scenografia all’incisione e all’oreficeria, di molte tecniche esperto davvero e in ciascuna di esse nominatosi maestro, ma qualche volta maestro sul serio”.
Fra il 1921 e il 1925 a Parigi ha un contratto di collaborazione con l’atelier di moda di Madeleine Vionnet per cui progetta, oltre a modelli di abiti, stoffe e accessori di vario genere, anche il logo tuttora utilizzato dalla maison: i suoi figurini trovano ampio spazio sulle pagine de “La Gazette du Bon Ton”, dove vengono regolarmente pubblicati. In una nota di diario al 1922 Thayaht ricorda “Sono arrivato dalla Francia dove lavoro per la Ditta Madeleine Vionnet: contratto assai buono”.
Al rapporto con l’atelier Vionnet si devono i progetti e le idee per alcune decorazioni, etichette ed ex libris per diversi committenti americani, fra cui l’imprenditore e proprietario di un noto grande magazzino John Wanamaker, agente americano della maison parigina.
Nel corso di alcuni soggiorni negli Stati Uniti nel 1921 frequenta ad Harvard i corsi tenuti dal professor Denman W. Ross, conosciuto a Firenze e Parigi, nei quali approfondisce gli studi sulla teoria del puro disegno, sul “colore scientifico” e sulla simmetria dinamica di cui si trova traccia nelle opere di questo periodo. Ai primi anni Venti risalgono anche le prime sperimentazioni nel campo della scultura, inizialmente con oggetti di dimensioni ridotte dalle superfici dorate o argentate come la Sentinella, la Bautta e il Violinista, esposte per la prima volta alla Prima Esposizione internazionale di arti decorative di Monza del 1923 insieme ad una serie di oggetti d’arredo in legno dorato.

Nel 1922 acquista a Tonfano, nei pressi di Marina di Pietrasanta, Casa Gialla, presso la quale risiederà a partire dall’anno seguente e che assumerà nel corso degli anni un significato profondo, una “casa della vita” sovente ricordata nelle sue opere: le molte fotografie che lo ritraggono insieme ai familiari e i numerosi appunti nei diari testimoniano il legame dell’artista con l’abitazione, ristrutturata ed ampliata nel corso degli anni, dove soggiornerà per circa un ventennio.
A Firenze frequenta l’ambiente culturale d’avanguardia gravitante attorno alla libreria di Ferrante Gonnelli e, a partire dai primi anni venti, intensifica la sua partecipazione alle mostre nazionali, fra cui la Mostra degli illustratori e decoratori del libro (Firenze, 1922) e la seconda fiera d’arte a Firenze (1924). Nel 1924 è fra i fondatori della prima Corporazione di Belle Arti a Firenze e vince insieme al fratello Ram il concorso per progettare le scenografie per la rappresentazione nelle colonie francesi (Tunisi, Algeri) dell’Aida; nel 1925 è fra i partecipanti alla prima mostra della Corporazione delle Belle Arti e nel 1926 alla Mostra toscana novecentesca.
Numerose sono le mostre ed esposizioni alle quali partecipa con assiduità per oltre un decennio, fra cui la III Esposizione del Sindacato Regionale toscano delle Arti del Disegno (1927), numerose edizioni della Mostra regionale d’Arte Toscana (1928, 1929, 1930, 1931, 1936, 1941), la Mostra di trentatré artisti futuristi (Milano, Galleria Pesaro, 1929) e la Exposición Internacionale de Barcelona (Barcellona 1929).
Nel 1927 alla III Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne a Monza presenta in una sala personale un’ampia retrospettiva dei propri lavori.

Il sostegno al regime lo porta a partecipare ad alcune campagne di propaganda, come quella per il cappello di paglia (1928) e ad avvicinarsi al movimento futurista al quale aderisce dopo avere conosciuto Filippo Tommaso Marinetti: “1929, 27 e 28 Aprile. Gita a Lucca per fare conoscenza con F.T. Marinetti Futurista. Forse aderirò al Movimento. Sono più futurista io di loro!”. Sarà lo stesso Marinetti, che continuerà a frequentare anche negli anni seguenti, a suggerirgli di donare la scultura Dux a Mussolini che l’aveva particolarmente apprezzata.
Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di Venezia dove presenta lavori di scultura e oreficeria (la medaglia con l’effige del Duce otterrà un riconoscimento) e oggetti realizzati in una lega metallica di sua invenzione che chiama tayattite; partecipa inoltre alla IV Esposizione triennale internazionale delle arti decorative e industriali moderne (Monza) e al primo concorso nazionale di fotografia indetto dalla Federazione degli artigiani (Roma), rivelando anche in questo settore indubbie qualità tecniche. L’anno seguente l’adesione all’aeropittura si concretizza con la partecipazione alla Prima mostra di aeropittura (Roma, Galleria La Camerata degli artisti) e all’esposizione Pittura aeropittura futurista. Arazzi architettura giocattoli (Trieste, Circolo artistico); ancora nel 1931 partecipa inoltre alla Mostra sperimentale di fotografia futurista (Torino), alla Prima Quadriennale d’arte nazionale (Roma), alla Toskanische kunstlergruppe l’Arco (Berlino), alla Mostra futurista di aeropittura e scenografia (Milano, Galleria Pesaro), alla prima Esposizione Internazionale d’Arte Sacra cristiana moderna (Padova). Nel 1931 organizza inoltre a Firenze la Mostra futurista Pittura-scultura-aeropittura insieme con il futurista Antonio Marasco, dove espone anche diverse sue opere. Tra il 1931 e il 1932 partecipa inoltre alle prime due edi- zioni della Fiera nazionale dell’Artigianato a Firenze.

La sua personalità eclettica si rivela nei numerosi progetti ai quali si dedica in questi anni, dall’attenzione mai sopita per il mondo della moda (pubblica regolarmente articoli su diverse riviste specializzate, come “L’industria della moda” e nel 1932 firma con Ram il Manifesto per la trasformazione dell’abbigliamento maschile) all’ideazione di gare sportive con il carro-vela, singolare mezzo a vento progettato, costruito e brevettato insieme agli amici sulla spiaggia di Fiumetto – “1930 12 Luglio. Prima Prova di “CarroVela”. Si Muove! 13 Luglio. Prima Corsa del CarroVela! Successo completo con libeccio leggero” – fino agli scritti sull’architettura. Nel 1932 presenta l’imponente scultura del Tuffo alla XVIII Biennale di Venezia: quattro anni più tardi, nel 1936, l’opera in dimensioni ridotte verrà nuovamente presentata alla I Mostra nazionale d’arte sportiva (Roma, Palazzo delle Esposizioni) e selezionata per rappresentare l’Italia alla mostra internazionale di arte sportiva organizzata in occasione delle Olimpiadi di Berlino. Ancora nel 1932 partecipa alla mostra parigina dedicata a Enrico Prampolini e all’ambiente futurista italiano (Prampolini et les peintres et sculpteurs futuristes italiens, Galerie de la Renaissance), presenta una Fotoscena alla IV Fiera internazionale del libro a Firenze; partecipa inoltre ad un concorso nazionale di pittura (Firenze, Galleria d’arte Firenze) e, con la scultura Timoniere prende parte al concorso per un monumento al marinaio a Brindisi.
Nello stesso anno è inoltre pubblicata la monografia Thayaht scultore - pittore - orafo presentata da Filippo Tommaso Marinetti e Antonio Maraini che Thayaht conosceva anche per gli stretti rapporti di amicizia che lo legavano al figlio Fosco.

Anche il 1933 è un anno ricco di presenze espositive.
Oltre alla presentazione della celebre scultura intitolata alla Vittoria dell’aria alla V Triennale di Milano Thayaht prende parte alla I Mostra nazionale del Sindacato Fascista di Belle Arti, all’esposizione milanese dedicata a Boccioni Omaggio futurista a Umberto Boccioni (Milano, Galleria Pesaro), alla Mostra d’arte futurista. Arte sacra futurista – aeropittura - pittura - scultura (Firenze, Galle- ria Luigi Bellini), alla Prima mostra nazionale d’arte futurista a Roma e all’esposizione di aeropitture dal titolo Ekoesis. Ton Italon Foitoiriston (Aerozografiehe) ad Atene. Nuovamente con delle sculture in metallo (Liberazione dalla terra, Progetto di volo. Trofeo per il giro del mondo) si presenta alla Biennale di Venezia del 1934.
Negli anni successivi si dedica con rinnovato entusiasmo all’attività grafica che ne aveva caratterizzato gli inizi, partecipando alla I Mostra cartellonisti e grafica pubblicitaria (allestita nell’ambito della VII Mostra in- terprovinciale d’arte toscana organizzata dal Sindacato interprovinciale Belle Arti, Firenze 1934) e alla la Mostra toscana di scenografia e di tecnica scenica.
Gli stretti contatti con l’ambiente futurista si concretizzano in diversi e svariati progetti, dalla progettazione di un centro naturista futurista (1935), all’ideazione di una dieta futurista (1933), ma anche nella partecipazione a diverse esposizioni fra cui la seconda Quadriennale (Roma), la Mostra internazionale di scenotecnica teatrale nell’ambito della VI Triennale (Milano), la II Mostra di plastica murale per l’edilizia fascista in Italia e in Africa (Roma) in occasione della quale aderisce al manifesto La plastica murale futurista di Filippo Tommaso Marinetti.

In questi anni ritorna spesso su temi e soggetti già affrontati: oltre al già citato Tuffo e al Dux che presenta alla mostra Ausstellung Italienischer Kunst von 1800 bis Zur Gegenwart (Berlino, Akademie der Kunste) realizza in occasione della VII Mostra mercato nazionale dell’artigianato (1937, Firenze) una Fotoscena e un Candeliere bifiamma e presenta il Giuoco dell’artetra. Il dipinto Il grande nocchiere (Aeropittura del Grande Timoniere) è esposto alla III Quadriennale d’arte nazionale (1939, Roma).
Nel 1942 a causa di alcuni problemi di salute annulla la partecipazione alla Biennale di Venezia e attorno al 1943, per il concomitante aggravamento della situazione politica e bellica, dirada la sua attività espositiva mentre intensifica gli studi e le ricerche nel campo scientifico e astronomico, testimoniati dalle opere realizzate in questo periodo (Migrazioni del polo. Stazione magnetica della terra), ma anche dai numerosi appunti presi sui diari nei quali raccoglie notizie relative a fenomeni celesti; in questi anni stringe i rapporti con il direttore dell’Osservatorio astronomico di Arcetri Giorgio Abetti, per il cui volume Scienza d’oggi realizzerà anche alcune illustrazioni.
La distruzione dello studio fiorentino durante la guerra e il trasferimento da Casa Gialla all’abitazione di Lido di Camaiore e, in seguito, a quella sul lungomare di Marina di Pietrasanta (Casa Bianca) coincidono con un sostanziale cambiamento della sua produzione che lo vede allontanarsi dalla scultura per dedicarsi con rinnovato entusiasmo alla pittura. L’allontanamento e il completo distacco dall’ideologia di regime coincidono inoltre con un inedito fervore religioso: le opere di questo decennio sono caratterizzate dall’idea di una nuova vita primordiale e non a caso risentono fortemente della pittura di Paul Gauguin, tanto che proprio al pittore francese sarà dedicata la personale nel 1950 a Forte dei Marmi (Hommage à Gauguin). Nel 1952 prende parte alla I Mostra Internazionale d’arte pittura e scultura (Trieste) e partecipa al concorso per il monumento al Prigioniero politico ignoto (Londra, Institute of Contemporary Arts). Negli ultimi anni della sua vita intensifica le ricerche nel campo dell’astronomia e dell’ufologia, che nel 1954 lo portano a fondare il Centro Indipendente Raccolta Notizie Osservazioni Spaziali (CIRNOS) per l’avvistamento di dischi volanti: foto d’archivio lo ritraggono sul tetto di Casa Bianca insieme all’amico Ettore Toto, che vivrà con lui e lo assisterà fino alla morte, accanto al grande telescopio con il quale procedeva alle sue osservazioni.
Muore a Marina di Pietrasanta il 29 aprile 1959.

Biografia di Agnese Sferrazza

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